Venditti: “Al Derby scambiamoci le curve”

«Scambiamo le curve. Se non è possibile, cancelliamo per una volta i settori e torniamo a vedere il derby come una volta. Romanisti e laziali insieme». Il giorno dopo, Antonello Venditti sa di avere lanciato una proposta forte. Fortissima. Ma adesso rilancia: «Invertiamo le curve e facciamo partire, così, dalla nostra città la rivoluzione del tifo italiano».
L’INCONTRO Unire le sciarpe. Tifare senza odiare. L’idea, in realtà, non è solo di Venditti: «Gabriele non deve morire, servono iniziative per non dimenticarlo. Sarebbe bello se al prossimo derby (il 19 marzo, ndr) Roma e Lazio si scambiassero le curve». Venditti si rivolge con queste parole a Giorgio Sandri, il papà di Gabbo, incontrandolo sabato nel suo negozio alla Balduina. Il padre di Gabriele guarda fisso gli occhiali grandi del cantante: «Già. Anche io ci avevo pensato e ne avevo parlato con il sindaco Veltroni». L’incontro tra i due, toccante, viene descritto da Repubblica. Quelle di Venditto non sono parole di circostanza. Ai funerali di Gabbo, Antonello aveva fatto recapitare una corona di fiori.
Più tardi, sempre sabato, Venditti interviene su Radiosei a "Te lo faccio vedere chi sono io", la trasmissione di Gianni Elsner. Non sono pochi i laziali che a mezzogiorno sono sintonizzati sulle frequenze di 98.100: «Lo scambio delle curve – esordisce Antonello – può essere davvero un nuovo inizio per il Calcio. Quanto è accaduto quella domenica, non deve più ripetersi». Elsner condivide in pieno l’iniziativa di Venditti: «Deve tornare la poesia del calcio. Lo scambio delle curve è un’idea da attuare».
LA PROPOSTA Ventiquattro ore dopo, Venditti non fa marcia indietro. Anzi, Antonello spiega che la sua non è stata un’uscita promozionale del nuovo disco oppure una proposta sospesa così, tra sogno e utopia. Macché. Venditti crede per davvero alla possibilità di scambiare le curve: «Dietro questa idea, c’è la volontà di Giorgio Sandri di far sì che la morte di Gabriele diventi un elemento di pacificazione (testuale, ndr) del pallone». Il cantante rivela di essersi confrontato sulle iniziative da prendere nei prossimi tempi direttamente con Veltroni, ieri mattina: «Vorremmo organizzare, in collaborazione con il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, un summit con tutte le componenti del Calcio. Dai tifosi alle società, fino alle forze dell’ordine, che sono parte, inevitabilmente, delle partite. L’importante, però, è evitare che tutto questo resti lettera morta. Sennò, si perde tempo. Secondo me, servirebbe anche tornare a insegnare un po’ di cultura sportiva nelle scuole». Incontro tra tifoserie e polizia a parte, perché scambiare le curve al prossimo derby? «L’inversione di Nord e Sud – chiarisce Venditti – è un sogno mio e del papà di Gabriele. Vorremmo tornare a vedere la partita liberamente, come accadeva tanti anni fa».
L’ALTERNATIVA Messi lì, in bella vista, ci sono però tanti ostacoli di natura pratica. A cominciare dai lettori ottici dei tornelli dell’Olimpico. Antonello lo sa: «Forse sì, materialmente, dei problemi ci potrebbero essere. Anche se il posto, immagino, resterebbe sempre quello. Cambierebbe solo il settore dello stadio: invece che in Nord, si entrerebbe in Sud e viceversa». Altrimenti? «Se, concretamente, non si potesse fare l’inversione delle curve, mi piacerebbe vedere i tifosi di Roma e Lazio uniti. Mi ricordo quando negli stadi italiani non esisteva ancora il senso di appartenenza a un singolo settore. Beh, allora capitava di vedere romanisti e laziali vicini di posto». La prima proposta, per Venditti, resta però lo scambio delle curve: «Ma sì. Per un giorno vivremmo lo stadio come un atto di libertà. Saremmo i primi a dare un segnale di crescita così forte, in Italia. Roma darebbe così l’inputo per una rivoluzione del tifo. Pensi che durante la trasmissione di Elsner una tifosa della Lazio ha chiamato, chiedendo ai conduttori di sentire Grazie Roma. È il segnale migliore che potevo ricevere, dopo avere lanciato questa proposta dello scambio delle curve. Sì, credo proprio che i tempi siano maturi per un gesto così forte». Noi in Nord, loro in Sud, per tornare a cantare Buona Domenica. Tutti insieme.

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