Cosa faremo da grandi

Dove eravamo… Dove siamo… Dove saremo… Tre pietre miliari per delineare una parabola ascendente, imprevedibile fino a qualche settimana fa. Eravamo nel baratro; siamo in rampa di lancio; saremo in Champions League. Lezione di ottimismo. Ma tra l’ottimismo e la capacità di ragionare da grande squadra c’è ancora uno scarto. Da grandi, ad esempio, potremmo pensare di arrivare quarti facendo la corsa sulla Juventus e non sul Parma, o magari, perchè no, potremmo pensare di arrivare terzi. La vittoria del Bari, nell’anticipo serale, ha confezionato la ghiotta opportunità di proiettarci, in caso di trionfo in quel di Genova, a tre sole lunghezze di distanza dai bianconeri. Un discorso di prestigio, ma soprattutto un grande valore simbolico, per almeno tre buoni motivi. Il primo: la Juve rappresentava la candidata più accreditata ad intralciare il cammino della corazzata di Mourinho, quando la Roma annaspava ai limiti della zona retrocessione. Il secondo: Ferrara, successore del nostro attuale tecnico sulla panchina bianconera, ha completamente perso il controllo della situazione, proprio nel momento in cui il suo predecessore si è rivelato capace di restituire stabilità ad una Roma allo sbando. Il terzo: le disgrazie giallorosse hanno toccato il punto più basso alla seconda di campionato, proprio all’esito della sconfitta casalinga contro la Vecchia Signora. Ora che il vento è cambiato, ora che gli Dei del calcio si sono divertiti a capovolgere gli equilibri, ora che la Roma ha l’obiettivo nel mirino e c’è solo da premere il grilletto, ha l’obbligo morale di mostrarsi all’altezza. Ranieri, nella conferenza stampa pre gara, ha raccontato quanto sia importante, contro la Samp, una prova di carattere, ancor più del risultato, per dare credito alle nostre velleità di risalita, perché non sarà il trionfo a legittimarle, ma il comportamento in campo, necessariamente ben diverso da quello sciorinato nel derby. Oggi non serve solo vincere, serve una grande Roma. Forza ragazzi.   

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